venerdì 25 giugno 2010

Food Design - articolo tratto da "L'arte in cucina", numero di settembre/ottobre 2009

Food design:

Il food design è una nuova tendenza nata dall’arte culinaria che radicalizza il rapporto tra arte e cucina ed il concetto dei due singoli termini per affrontarne diversi aspetti generalmente trattati come secondari o di minor rilievo e da questi estrarne esperienze sensoriali nuove e significative.
Questa materia riunisce conoscenze tecniche di cucina, di design, tecnologiche, chimico-fisiche, biochimiche, microbiologiche e matematiche allo scopo di esplorare il cibo e
l’alimentazione sotto un’altra luce. Qui si uniscono per la prima volta il cibo e l’estetica come argomenti chiave di ricerca.

A livello internazionale il food design si è sviluppato negli ultimi anni. In Italia ha avuto come cassa di risonanza gli eventi expo “Food Design” di Torino e “Salone del Mobile” di Milano che con mostre e concorsi ad essi associati hanno proposto al grande pubblico nuove idee e concetti a tema. Essendo il nostro paese intrinsecamente e culturalmente preposto in campo alimentare ne è scaturita una florida schiera di professionisti, aziende ed istituzioni che in questo campo hanno creduto, lavorato ed investito; designer, grandi chef, stilisti, aziende, professori ed università stanno muovendo i primi passi nella ricerca di questa disciplina donando a quest'ultima grandissima visibilità.

La ricerca ed il lavoro in questo senso perseguono l'obiettivo di trasformare e ridisegnare i prodotti alimentari e le tecniche, la tecnologia e l'utensileria ad essi collegata per ottenerne di migliori dal punto di vista funzionale -prodotti da tavola, prodotti da ristorazione e prodotti da consumo di massa- ed estetico -piatti da concorso, altissima ristorazione e piatti da “museo del cibo”.
Unendo professionisti di settori anche molto lontani tra loro si sono potuti determinare risultati che aprono nuove frontiere materiali e concettuali.
La ricerca indaga l'interrelazione tra organico ed inorganico; manipolazione, risposta, trasformazione, comportamento, processi e tecnologie sperimentali conseguono insieme a determinare nuovi risultati e quindi nuovi standard.

Tra i due campi che generano tale disciplina, di palesemente diversa, quasi opposta, natura, ne abbiamo un primo peculiarmente e biologicamente indispensabile alla vita dell’uomo –il cibo- ed un secondo più superfluo, frivolo, accessorio –l’arte. Entrambi nascono per soddisfare esigenze umane, eppure la funzionalità, l’importanza e il messaggio che essi esprimono e molto diverso. E’ proprio questo assunto che valorizza ed esalta l’incontro tra questi due elementi, proprio come in un bel piatto il contrasto cromatico o policromatico rende più sgargiante e di figura una pietanza, come in un buon piatto una contrapposizione di sapori ben studiata (es.dolce/salato) crea un matrimonio di sapori unico, astrattamente l’antagonismo tra cucina ed arte da vita ad un connubio che proprio perché tale e violento è intenso e passionale.

Il food design sfrutta norme derivanti dalle arti visive e architettoniche sposandole alla polisensorialità dell'individuo e si applica in settori come l’industrial, interior o product design, spaziando dalla “mise en place”, all’ambiente –per esempio di sala o cucina-, sino al contenuto del piatto. Il tutto è diretto a determinare armonia, espressività, emozioni sensoriali e funzionalità di utilizzo al proprio fruitore.
Il fatto che a questa ricerca abbiano partecipato famosi designer ed importanti chef (le prime dimostrazioni le si rintracciano già nella Nouvelle Cuisine francese della fine degli anni '70) ha suscitato e accresciuto ancora di più il già grande interesse per il food design.
Ad oggi lo troviamo materia di seminari, corsi universitari (Politecnici di Milano e Torino) iniziative culturali e pubblicazioni, solide premesse ad una futura collaborazione tra designer, grandi chef ed industria.
I passi mossi verso la ricerca per il food design hanno portato anzitutto a risultati prestigiosissimi ed ormai noti come quelli dell'alta ristorazione; sono pochi a sapere, inoltre, che il food design si trova già nelle nostre case, nella vita di tutti i giorni: le patatine Pringles, ad esempio, sono state studiate affinchè la loro forma fosse più anatomica possibile alla lingua e al palato, per accrescerne la soddisfazione sensoriale. O lo svizzero Toblerone che ha avuto in dono dal design un architettura esteticamente affascinante, che richiama tra l'altro quella della più importante montagna Svizzera, il monte Cervino, e che al tempo stesso invita un particolare gesto funzionale per dividerne le porzioni.
Passando dal nodo cruciale stretto nella storia dell’architettura e dell’arte dalla Staatliches Bauhaus –o più semplicemente “Bauhaus”- e ponendosi davanti a quella lente interpretativa, è più facile capire se concettualmente e deontologicamente sia legittimo avvicendare la cucina ed il design. La risposta che ne otteniamo è: “sicuramente sì”.
Infatti questa scuola di pensiero, prima che di opere e di arte, invoca razionalismo e funzionaliso.
I tre punti su cui si articolò il manifesto del Bauhaus sono:
1. La ricerca dell'opera d'arte totale, concezione comune dal romanticismo in poi. Struttura portante ne è l'architettura in quanto attività fondamentale alla vita e alla società.
2. L'ideologia democratica: insegnanti (maestri)e gli allievi collaborano insieme, e gli allievi, una volta terminato di studiare, divengono insegnanti.
3. L'annullamento della distinzione fra "artista" e "artigiano". L'artigiano è un artista che quando è illuminato fa fiorire la sua arte. L'arte non si puó insegnare, mentre l'artigianato sì.
Valutando questi concetti sotto la luce del food design ecco che ne otteniamo un’incredibile rivelazione: il funzionalismo è chiaramente ed evidentemente applicabile all’arte culinaria. Possiamo così affermare che è completamente legittimo annoverare il food design come una piena e completa forma artistica.
Nel primo dei tre punti fondanti il pensiero di Walter Gropius ritroviamo una fortissima analogia tra l’architettura e la cucina, l’una come l’altra sono “attività cruciali alla vita e alla società”.
Per quanto riguarda il secondo punto, è facile paragonare il mestiere di cuochi e chef a quello dei maestri d’arte accademici.
Ma è il terzo punto ciò che da forza e sostiene la tesi imbastita nel mio progetto: “L’annullamento della distinzione tra artista e artigiano. L’artigiano è un artista che quando è illuminato fa fiorire la sua arte”. Reciprocamente possiamo dire che l’artista è un artigiano che quando è illuminato fa fiorire la sua arte; cioè è giusto fornire le conoscenze, tecniche e capacità di base a tutti coloro che ne sono interessati così da renderli “artigiani”, poi, in un secondo momento, con la padronanza di queste capacità e partorendo la propria attitudine personale ed il talento già naturalmente risiedente nell’uomo questo avrà la possibilità di elevarsi ad artista. Queste connessioni rispolverate da basi dell’arte contemporanea hanno notevole incidenza nello sviluppo di un concetto finale al tema da noi analizzato.
Oltre al fondamentale apporto avuto in eredità dal movimento Bauhaus, il Food Design trae anche spinte evoluzionistiche da movimenti artistici come Futurismo, Espressionismo e Pop Art e di correnti tecniche e di pensiero come Nouvelle Cuisine e Gastronomia Molecolare. Si lavora in studi, laboratori e cucine; si trattano la cromatologia, la modellazione 3d, le nuove tecnologie applicative, testi di chimica, ricettari, ecc…

Alla luce di quanto detto, parlando di food design si deduce che non lo si può definire come una semplice tendenza bensì l'evoluzionee l'innovazione nell'arte culinaria.
Eugenio Pellicciari

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